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Per le piccole e medie imprese le migliori soluzioni Big Data sono quelle “open source”

È questo il parere del dott. Stefano Aquino, chief technology officer di Sogetel, società con sede a Roma che da oltre trent’anni lavora nel campo della progettazione e realizzazione di sistemi informativi e piattaforme integrate, project management, gestione di sistemi e reti e consulenza IT. Dal 2008 certificata UNI EN ISO 9001, ultimamente Sogetel  ha rivolto la sua attenzione alle tecnologie “open source” e alla “realtà aumentata”, allargando il proprio orizzonte verso servizi innovativi quali le applicazioni dell’ IOT (Internet delle Cose). All’interno della società (170 dipendenti), che è presieduta dal dott. Ignazio Cecchini, Aquino in precedenza è stato responsabile del settore Ricerca e Sviluppo, mettendo a frutto una lunga esperienza di analisi e progettazione su piattaforme Java enterprise, con particolare interesse per soluzioni Big Data e Machine Learning. Laureato in Economia, ha ottenuto la certificazione di Project Management “PRINCE2” ed è autore di numerosi articoli tecnici su temi collegati al settore IT (algoritmi di compressione, speech recognition, linguaggi di programmazione). Sin da giovanissimo ha partecipato alla realizzazione di videogame per home computer. Di seguito l’intervista concessa alla Università LUMSA.

Quando oggi si parla o si legge di “Big Data”, il pensiero va a grandi società come Google, Facebook o Amazon che li raccolgono, gestiscono e utilizzano in proprio. L’Italia è fatta invece per oltre il 90 % di imprese di piccole o medie dimensioni. Per loro c’è spazio e possibilità di usare i Big Data?

AQUINO – Il core business dei giganti di Internet è proprio la raccolta dei dati dei loro utenti, nella loro interpretazione e nella loro valorizzazione che mira a produrre, ad esempio, suggerimenti di acquisto estremamente personalizzati. In Italia, le dimensioni delle imprese, per quanto ridotte, non sono incompatibili con un uso accurato dei dati posseduti, al fine di ottimizzare l’offerta di servizi e prodotti in modo che si avvicinino di più ai desideri dei clienti. Il primo punto, quindi, è dare modo alle PMI italiane di osservare che già oggi, nei loro dati, sono nascoste preziose informazioni. Il secondo elemento, è riuscire a scovare tali informazioni usando servizi e piattaforme che siano accessibili, anche alle PMI, da un punto di vista sia tecnico che economico.

Di quali dotazioni informatiche minime e di che livello di know-how specifico dovrebbe disporre una piccola o media impresa per poter affrontare produttivamente lo strumento Big Data?

AQUINO – Avvicinarsi al mondo “Big Data” richiede un know-how specialistico piuttosto ampio su tecnologie che, nella maggior parte dei casi, sono stabili e affidabili ma che tendono, comunque, a evolvere molto velocemente per offrire sempre nuove funzionalità e migliori performance. Inoltre, è necessaria un’attività costante di scouting e valutazione per selezionare i giusti prodotti, garantirne l’interoperabilità e mantenere la compatibilità con quanto già in esercizio. Riguardo all’infrastruttura hardware, la virtualizzazione è certamente un elemento di grande aiuto, che permette di costruire velocemente ambienti di prova e di esercizio; per questo fine è opportuno avere più macchine di classe server e un software di virtualizzazione affidabile. Indubbiamente, quindi, i Big Data sono la nuova frontiera ma non si può negare che implichino un certo grado di complessità che può rappresentare, soprattutto all’inizio, un ostacolo importante.

La vostra Società ha annunciato l’imminente lancio di un prodotto per la gestione e l’analisi dei Big Data basato su sistemi “open source”, quindi facilmente accessibile anche da parte di realtà aziendali molto piccole. In che cosa consiste?

AQUINO – Subordinare l’accesso alle tecnologie Big Data al possesso di un know-how specialistico ampio significa escludere del tutto le realtà aziendali medie e piccole. Prophecy, il nostro prodotto, punta ad abbattere le barriere che oggi impediscono alle aziende, e alle PMI in particolare, di accedere a questo mondo, offrendo uno strumento per installare, configurare e gestire una piattaforma Big Data basata sulle più avanzate tecnologie open source (Apache Cassandra e Apache Spark). Questo permette a chiunque abbia una minima competenza sui database tradizionali, di usare i più innovativi sistemi disponibili, con l’aggiunta di un servizio completo di manutenzione e assistenza.

Può fare qualche esempio concreto su aziende-tipo o settori economici che potrebbero essere interessati al vostro servizio Big Data, traendone benefici sia sul piano gestionale, sia su quello di una più approfondita conoscenza dei mercati di sbocco, della clientela e delle tendenze in atto?

AQUINO – Prophecy si rivolge ad aziende ed enti di ricerca/formazione che desiderano sfruttare le potenzialità dei Big Data, senza essere costretti a seguire un complesso percorso di formazione specialistica. La possibilità di esplorare i propri dati, per ottenere da questi informazioni strategiche di rilievo, è un tema trasversale ai vari settori economici e, negli ultimi anni, finalmente accessibile anche a realtà medio-piccole come la maggior parte delle aziende italiane. La vera sfida è rendere queste tecnologie semplici e disponibili come prodotti e servizi facilmente integrabili nei propri sistemi, senza costringere le aziende a sostituire ciò che già usano agevolmente e senza stravolgere i processi che funzionano.

Quali prevedibili sviluppi sono attesi tra le applicazioni dei Big Data e l’ “Internet delle Cose” (Internet of Things IOT)?

AQUINO – IoT e Big Data hanno potenzialità enormi, in grado di introdurre cambiamenti epocali: pensiamo semplicemente a quanto elettrodomestici, illuminazione o trasporti potrebbero migliorare la loro efficienza se integrati. L’altra faccia della medaglia, però, potrebbe nascondere inquietanti scenari legati, ad esempio, alla sicurezza dei sistemi e alla nostra privacy, minata da un’analisi puntuale, già oggi molto concreta, relativa a interessi, amicizie, opinioni, spostamenti. L’orientamento, quindi, è verso scenari più “smart” e integrati che potranno semplificare, creare efficienza e migliorare la qualità della nostra vita rivoluzionando le nostre abitazioni, la gestione dell’ambiente e dei rifiuti, il nostro approccio alla salute e all’alimentazione.

In Italia è nata “Satellite Volta”, la prima community nazionale sui Big Data. Quali potenzialità riveste rispetto al panorama internazionale della business intelligence?

AQUINO – La business intelligence mira a raccogliere, analizzare, processare e visualizzare i dati presenti in azienda al fine di supportare e diffondere l’accesso alle informazioni. Questo obiettivo non può prescindere da una soluzione efficiente di gestione dei dati, sia in termini di dimensioni che di velocità. In tal senso, alcuni anni fa, è nata Satellite Volta, allo scopo di distribuire, in modalità open source e free, alcuni tool e librerie che avevamo sviluppato per facilitare l’accesso alle nuove tecnologie disponibili in ambito Big Data. Tramite questa community chiunque, in modo gratuito, ha avuto accesso a strumenti che integravano e completavano Apache Cassandra, uno dei database NoSQL open source più performanti oggi disponibili. A quell’esperienza è poi seguito Prophecy, l’attuale nostro prodotto che riduce drasticamente il tempo e il know-how specialistico richiesti per cominciare ad usare un sistema Big Data.

Uno dei vostri ambiti di ricerca e sviluppo riguarda la “realtà aumentata”. Di cosa si tratta e a cosa puntate dal punto di vista operativo?

AQUINO – Il nostro reparto di Ricerca e Sviluppo è sempre stato molto attivo e attento alle nuove opportunità e alle tecnologie più innovative e promettenti. Nello stesso periodo in cui è cominciato il nostro impegno sul tema Big Data, è stato avviato anche un gruppo di studio su Augmented Reality e Virtual Reality. In particolare, con il progetto Mirage abbiamo costruito un prototipo in cui l’utente poteva muoversi in uno spazio indossando degli occhiali appositamente progettati e vedere degli oggetti virtuali (costruiti con tecniche di rendering 3D) integrati nella realtà fisica. Oggi abbiamo trasferito questa esperienza anche su smartphone e tablet, semplificandone l’uso e allargando la platea dei potenziali utilizzatori. I campi applicativi, infatti, sono i più diversi e possono riguardare la manutenzione, gli spazi espositivi virtuali, le guide multimediali in augmented reality in musei, fiere, aeroporti.

 

Fonte: http://www.lumsa.it/ricerca_big_data_stefano-aquino

Bibliografia/Sitografia di riferimento
Apache Cassandra
Apache Spark
Gartner Says Solving ‘Big Data’ Challenge Involves More Than Just Managing Volumes of Data